Il Comune: nessun debito nei confronti di ARTE

Sono 4.053 gli alloggi civici gestiti da ARTE a cui spetta incassare gli affitti e coprire le spese di manutenzione. Per combattere l'incuria di anni Tursi costretto a intervenire con fondi propri per un totale di 15 milioni di euro. In più ARTE chiede altri 5 milioni. Il vicesindaco Bernini: “A questo punto non è escluso che il Comune torni ad amministrare direttamente il proprio patrimonio immobiliare. Si tratta di gestire direttamente il rischio del differenziale tra le pigioni incassate e le spese delle manutenzioni. Se qualcosa non ha funzionato la colpa non è del Comune ma delle scelte fatte dalla Regione"

Conferenza stampa in Sala Giunta Nuova
Non c'è accordo tra Comune di Genova e Regione Liguria su chi deve coprire le spese degli interventi fatti negli anni passati da Arte, l'agenzia regionale che si occupa del patrimonio immobiliare pubblico, su abitazioni di proprietà del Comune di Genova.

Con una lettera spedita alla Regione Liguria venerdì scorso, e resa pubblica oggi nel corso di una conferenza stampa, Palazzo Tursi fa sapere che: “Non spetta al Comune ripianare il disavanzo di gestione di Arte, anzi la Civica Amministrazione si è già ampiamente fatta carico di spese di manutenzioni che non le competono".

Un vero e proprio caso innescato alcuni giorni fa dai rappresentanti regionali che, in occasione dell'inaugurazione dei nuovi uffici di ARTE a Molassana, hanno chiesto al Comune di Genova di saldare un presunto debito accumulato nei confronti dell'agenzia regionale pari a circa 5 milioni di euro. 

Accuse che Palazzo Tursi respinge al mittente. Il Comune non può essere debitore di ARTE in quanto, secondo la legge regionale 10/2004, art 3 comma 5, “ad ARTE compete la gestione del patrimonio pubblico, condotta secondo parametri di efficienza ed economicità che consentano di destinare adeguate risorse finanziarie agli interventi di manutenzione”.

"ARTE afferma di aver accumulato in questi ultimi anni un disavanzo di circa 5 milioni di euro - ha detto l'assessore alla casa Emanuela Fracassi -  per la gestione del patrimonio comunale. Mi preme far notare che, prima della crisi economica, quando i canoni incamerati erano ampiamente sufficienti ad affrontare gli interventi ordinari e straordinari, le eccedenze di gestione non sono mai state riversate nelle casse comunali".

Non solo, sempre secondo la legge regionale, ARTE avrebbe dovuto creare un fondo per la "morosità incolpevole". Con il tempo, a causa della scarsa manutenzione, il patrimonio del Comune di Genova si è depauperato e molti appartamenti sono oggi fatiscenti, con gravi problemi di infiltrazioni d’acqua.

“Per contrastare la morosità e l’abusivismo – ha continuato l’assessore Fracassi – si sarebbe dovuto  incrementare l'attività di presidio del patrimonio e del territorio, con visite agli inquilini per verificare la buona conduzione degli appartamenti, con azioni di contrasto dell'incuria degli spazi comuni, anche attraverso il coinvolgimento dei cittadini attivi, in particolare di coloro che partecipano alle attività dei Comitati di quartiere".

Invece, in questi anni, ARTE ha rinunciato agli operatori territoriali perdendo il contatto con i residenti e ha più volte chiesto al Comune, oltre agli oneri suppletivi, di intervenire anche sugli aspetti di controllo della regolarità contrattuale degli inquilini, al quale hanno provveduto gli agenti della Polizia Municipale.

“Per rispondere alle richieste degli inquilini - ha proseguito Fracassi - abbiamo fatto manutenzioni straordinarie e di routine, principalmente per impianti, dagli ascensori al riscaldamento. Stiamo cercando di mettere altri finanziamenti ma la Regione deve fare la sua parte entrando in un’ottica di politica abitativa finanziando l’edilizia pubblica e il fondo di garanzia per i contratti, quello sul sostegno locazione e sulla morosità incolpevole”.

Per il periodo 2009-2015, è stato affermato nel corso della conferenza stampa, il Comune è intervenuto con oltre 11,8 milioni di euro, buona parte dei quali già spesi. Risorse messe in campo grazie alle entrate derivanti dalle trasformazioni in proprietà di alloggi realizzati in regime di diritto di superficie, alla vendita (alienazione) del patrimonio di edilizia residenziale pubblica e a mutui contratti ad hoc. Nel 2016 sono in corso di approvazione da parte del Comune interventi specifici di piccola manutenzione straordinaria, da sempre in passato attuata da ARTE mediante l’appalto di global service, oltre all’attivazione anche dei futuri mutui per oltre 3,8 milioni di euro.

Adesso l’ipotesi formulata dal Comune è quella di chiedere di poter tornare a gestire direttamente le oltre 4.000 case di proprietà. “Non è escluso - ha detto il vicesindaco Stefano Bernini - che il Comune torni a ad amministrare direttamente il proprio patrimonio immobiliare. Si tratta di gestire il rischio del differenziale tra le pigioni incassate e le spese delle manutenzioni. Se qualcosa non ha funzionato la colpa non è del Comune ma delle scelte fatte dalla Regione".

Il vicesindaco si riferisce alle operazioni immobiliari che hanno causato un forte indebitamento a carico di ARTE. L’ultima è la cartolarizzazione del patrimonio ASL (esposizione bancaria per un valore di 111 milioni).
Per fare fronte a questa situazione Arte ha contratto mutui bancari e la Regione ha dovuto prevedere un fondo per i rischi bancari per il quale ogni anno destina ad Arte centinaia di migliaia di euro.

L’ammortamento del mutuo ammonterà a circa 10 milioni di euro nel 2018: stanziamenti sottratti all’edilizia residenziale pubblica. Nel corso degli anni la cattiva gestione ha portato a un depauperamento del patrimonio immobiliare del Comune per diverse decine di milioni: Arte stessa ha calcolato interventi di urgenza per circa 35 milioni.

"Ci sono dei genovesi che vivono in case con gli ascensori eternamente fermi o con gravi infiltrazioni d'acqua - ha concluso Bernini - perché non ci sono i soldi per le manutenzioni, destinati a pagare altre poste di bilancio che nulla hanno a che fare con le case popolari.  O si riescono a vendere gli immobili, che sono stati trasferiti ad ARTE senza che siano destinati a case popolari, oppure si trovano soluzioni alternative e almeno per quanto riguarda le unità abitative del Comune di Genova, sarebbe il caso di tornare a gestire autonomamente questo patrimonio, sgravando ARTE dai relativi costi. Serve una gestione diretta anche perché noi non abbiamo nemmeno la possibilità di nominare un consigliere di amministrazione, che possa fare un controllo sul bilancio e decidere su come gestire le risorse”.
11 luglio 2016
Ultimo aggiornamento: 12/07/2016
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